fbpx
 

La Ginestra di Leopardi: lettera della prof.ssa Longhi

24 marzo 2020

La Ginestra di Leopardi: spunti di riflessione dalla prof.ssa Longhi

Un contributo nato per i ragazzi delle superiori, ma condivisibile con tutta la nostra comunità.

Ciao ragazzi!

In un momento così particolare e difficile, mi sento di scrivere due righe su qualcosa che ci coinvolge tutti allo  stesso modo, su queste giornate di sospensione, di attesa, e lo voglio fare parlando di una delle poesie più belle che conosca, La ginestra, di Leopardi, di cui voi sapete (voi, ragazzi di seconda liceo!) avrei voluto parlarvi in classe anche se non è presente sul nostro libro di testo. Leopardi ha scritto questa poesia nel 1836, quando si era rifugiato a Torre del Greco per sfuggire all’epidemia di colera che stava devastando la città di Napoli; il paesaggio che poteva ammirare dalle finestre della villa in cui era ospite era arido, roccioso… saltava però all’occhio un fiore giallo, quasi in antitesi con il paesaggio circostante, la ginestra, un fiore profumato, colorato, pieno di vita in un posto in cui la vita sembrava essersi fermata, un fiore che cresce anche nelle zone meno ospitali, che sfida il deserto per affermare la vita.

Trascrivere tutto il testo sarebbe troppo lungo (317 versi!), ma potete facilmente recuperarlo online (clicca qui!) e leggerlo con calma, in particolare gli ultimi versi, che racchiudono il senso di quello che vorrei trasmettervi e che, con grande chiarezza e profondità, ha spiegato il professor Alessandro D’Avenia in un suo libro (di cui consiglio fortemente la lettura!), L’arte di essere fragili.

La ginestra, fiore eroico e resiliente, non ha la pretesa di ritenersi immortale, sa che probabilmente prima o poi dovrà arrendersi alla lava del Vesuvio, conosce il suo limite, ma resta comunque lì, a creare bellezza in mezzo al deserto, a fare qualcosa di bello anche se nessuno dovesse venirlo a sapere, come un uomo che compie buone azioni, con impegno e dedizione, anche se queste dovessero rimanere ignote al mondo. La ginestra accetta la vita così com’è, con tutte le sue difficoltà e i suoi ostacoli, è conscia dei suoi limiti, ma nonostante questo non rinuncia, non si tira indietro, non si piega, resiste, svolge il suo compito, fa del suo meglio, con i suoi colori con i suoi profumi, per rendere più bello quel piccolo pezzettino di mondo che le compete.

Questo è il messaggio che amo recuperare dalla poesia di Leopardi e che credo si adatti bene a questo momento. Abbiamo ricevuto delle direttive, delle restrizioni, che influenzano la nostra vita, che ci creano dei disagi, non si può negare, li creano a noi professori, alle vostre famiglie, a voi, ai vostri amici, alla scuola. Ma è proprio per il bene di tutte queste persone e queste cose che dobbiamo comportarci come la ginestra: accettare la momentanea situazione, i momentanei divieti, rimanere al nostro posto perché più di questo non possiamo fare, e questo posto per noi non è la roccia del Vesuvio ma casa nostra, dove dovremmo stare per la maggior parte del tempo, continuando però a resistere, senza piegarci, perché il dopo che ci aspetta avrà bisogno di tutte le nostre energie. Continuiamo come la ginestra a emanare il nostro profumo, i nostri colori, sapendo però che il nostro raggio di azione per questi giorni è limitato; accettare ed essere consapevoli non vuol dire arrendersi, piegarsi, vuol dire essere cittadini responsabili che fanno del loro meglio per aiutare se stessi e gli altri, per far sì che si possa tornare alla normalità nel più breve tempo possibile.

Possiamo fare poche cose fuori, ma possiamo farne tante a casa, per esempio leggere. So che tanti di voi sono scettici, si annoiano, si stufano davanti a un libro che non li appassiona; avete tutto il tempo di scegliere quello giusto, di annoiarvi, di stufarvi e di ricominciare da capo, provateci, qualcuno di voi ne rimarrà sorpreso, un po’ come spero abbiate fatto scoprendo la modernità di Leopardi e della sua ginestra. 

Prof.ssa Longhi