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15 febbraio 2019: incontro con il giornalista Gerolamo Fazzini

Lecco, Collegio Arcivescovile Volta

PAUSA DIDATTICA: DIARIO GIORNO 4

Durante il quinto giorno di pausa didattica gli alunni hanno incontrato il giornalista Gerolamo Fazzini.

Durante la settimana di pausa per gli alunni della Scuola Secondaria di Secondo Grado sono state organizzate iniziative di educazione alla cittadinanza ed orientamento agli studi e alle professioni. Gli incontri sono un’opportunità per gli studenti di venire in contatto con figure istituzionali e professionisti che li aiutino a promuovere i propri interessi e competenze entro un orizzonte formativo più ampio, anche oltre le consuete finalità disciplinari.

Giovedì 14 febbraio, durante la quarta giornata di attività, gli alunni hanno avuto la possibilità di incontrare il dr. Gerolamo Fazzini, giornalista professionista, che li ha guidati nell’ambito degli incontri relativi all’orientamento alle professioni.

INCONTRO CON IL DR. FAZZINI

Come si diventa giornalisti? A sentire Fazzini, quasi per caso: studi classici, laurea in lettere, grande passione per la scrittura, voglia di viaggiare e conoscere… ed il gioco è fatto. O almeno quasi.

La verità è che la figura professionale che ci è stata descritta, che nelle esperienze appena indicate ha una qualche radice, è in realtà un incredibile lavoro in divenire, come se il giornalista fosse, più di altri lavori, qualcosa sempre da reinventare.

Ci siamo dovuti ricredere e prendere un poco le distanze dall’immagine romantica del giornalista che scrive articoli dal fronte, insegue notizie, si intrattiene coi VIP e gli riesce lo scoop. Abbiamo ragionato su come la professione si stia trasformando, nel radicale passaggio dal mondo della comunicazione su carta stampata a quello dell’informazione on-line e digitale. Cosa poi sia un giornalista al tempo delle fake news, dove tutti possono “fare” notizia, lanciare e rilanciare notizie, esige precisi distinguo.

Se una volta chi scriveva era in possesso di una dose di informazione incredibilmente superiore a quella del cittadino medio e la sua forza era il potere delle notizia e della parola, oggi, dove l’informazione è di facile accesso e tutti hanno diritto e accesso al circuito pubblico dei media, sono altre le logiche che creano i flussi di opinione, l’orientamento e le influenze.

In concreto la professione che ci ha raccontato Fazzini, conosce poi logiche e situazioni in verità molto prosaiche: perché si tratta sicuramente e sempre di saper scrivere ben ma anche di fare i conti con gli spazi e le righe a disposizione; per avere qualcosa da raccontare pochi sanno che, il più delle volte, c’è da aspettare ore e ore, avere fortuna, stare in attesa di cogliere l’informazione sul tema che ti interessa, la mezza frase detta al volo mentre la persona che insegui sale in macchina… e poi molto, ma molto in fretta, c’è da saper scrivere, sulla base delle informazioni che si hanno, mettendo a frutto i confronti avuti coi protagonisti dei fatti, che oggi sono il più delle volte reticenti, non vogliono essere conosciuti, commentati, ripresi…

Insomma, a ben vedere … una faticaccia!
Ma ne vale la pena, a patto di accettare il fatto che sia una professione che cambia e che esige la capacità di reinterpretarsi in modo nuovo.

Tra cambiamenti e stabilità

Gerolamo Fazzini nasce come giornalista della carta stampata, poi il mondo della comunicazione apre altre porte e si ritrova ad essere anche giornalista televisivo, e poi ancora altri passaggi e così diventa giornalista in rete, nel mondo della comunicazione digitale e on-line, che ha logiche e tempi di lavoro nuovi. Per quali giornali e testate? All’inizio il Resegone, Mondo e Missione, Avvenire, Credere. Da cronista di politica locale a capo servizio, poi capo redattore, inviato all’estero, editorialista, e infine direttore.

Stessa storia in divenire se si guarda alla evoluzione del cuore e cervello di ogni giornale, la redazione: dalla stanza del direttore, descritta da tanti film, dove scrivania e scartoffie la facevano da padrone, si è passati prima alla direzione open space dove in piccoli box si concentravano macchine da scrivere, telefoni, i primi computer, dove tutti partecipavano a tutto, per avere oggi redazioni che sembrano invece sale di controllo per spedizioni spaziali o wargames, dove in presa diretta su schermi giganti compaiono le notizie del mondo e ciascuno per quel che gli compete scrive in diretta.Ma dietro a questo mondo della comunicazione che si rinnova, al fondo di una esperienza professionale che cambia, c’è qualcosa di stabile? Pare di sì.

Anzitutto alcuni fondamentali della professione.
Il giornalista da sempre è uno che dà notizia, informazioni che altrimenti non avresti avuto. Si tratta di realizzare bene questo compito, in modo efficace, ovvero di farsi sentire. Per questo il giornalista tende a scrivere di news che tendenzialmente interessano, ma tra le righe si prende cura di un preciso target di suoi potenziali lettori, e mentre scrive per questi si impegna perché la notizia possa interessare anche altri, coinvolgendo al massimo l’attenzione della comunità che la notizia riceve. Ecco perché ci sono giornali diversi, perché quando si scrive ci si rivolge a gruppi che hanno interessi e appartenenze diverse, pur dentro una comunità che tutti raccoglie.

Cosa vuol dire fare (ed essere) il giornalista?

Dentro la pluralità delle voci che così si crea, Fazzini ci ha tenuto a precisare che il giornalista ha però un compito alto, per certi versi etico e politico: mentre alimenta il circuito delle notizie che interessa alla comunità in cui si vive, il giornalista si impegna nel far circolare soprattutto parole e notizie vere. Ed è questo riferimento alla verità che appassiona, soprattutto quando ci si accorge che purtroppo circolano anche monete false, per cui anche le vere ne soffrono. Ecco perché nella professione del giornalista, tra le pieghe delle sue esperienze, si nasconde, oltre alla passione per il proprio lavoro, qualcosa di ancor più prezioso.

Fazzini ce lo ha raccontato mostrandoci il video di una notizia che lui stesso ha costruito e lanciato. Una notizia a prima vista minore, di quelle che non si prendono la scena, ma proprio per questo ancor più rilevante nel mostrare, di un fatto, il valore per il quale merita di essere raccontato, il perché può salire sul palco delle notizie.

Rio de Janeiro, fra i quartieri del centro un angolo di inferno: Crakolandia, un isolato della città, dove neppure la polizia entra. Spaccio all’aperto, vite spezzate, malavita e un prete che cerca di far sentire alle persone che lì vivono e sopravvivono che, per quanti sbagli possano aver fatto, per quanto siano persone emarginate e schiave della droga. Wuella situazione può essere un tunnel da cui si può uscire. Avere il coraggio di esserci, nel buio della vita di altri, per dire semplicemente che qualcuno li pensa e li cerca, che c’è una speranza, un abbraccio, anche per loro la scusa per entrare in contatto è offrire qualche curativo, ma il desiderio è far loro sentire che è possibile uscire dal ghetto.
Questo è il tipo di giornalismo in cui crede e di cui ci ha parlato Fazzini.

Ci ha alla fine lasciati con un messaggio, quando gli si è chiesto “ma in poche parole, in fin dei conti lei cosa ha scoperto facendo il giornalista?”.
“Quattro cose ragazzi: che siamo fortunati, e che – forse non ne abbiamo consapevolezza – rispetto a tante persone al mondo abbiamo benessere. Che la realtà è complessa, non ci sono soluzioni facili e per parlare bisogna anzitutto tacere, ascoltare, capire, studiare, dedicare tempo all’analisi, alla riflessione. Che l’esuberanza della vita, del mondo, è bellezza; ed il segreto di tutto questo sta nella ricchezza delle diversità, che è bello incontrare, che non vanno cancellate o spente. Che per riuscire bisogna provare e riprovare, ed è necessario formarsi, continuamente, perché se volte un lavoro dovrete soprattutto inventarvelo continuamente”.

Grazie Fazzini per la lezione!

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